La tentazione, no anzi, il tentativo del PD sui social è stato quello di minimizzare il disastro, di confondere le acque facendo paragoni inconsistenti, anche statisticamente, con il totale dei voti presi alle elezioni politiche dalla coalizione di governo. Una cavolata, smontata anche scientificamente da istituti di ricerca come l’Istituto Cattaneo.  E’ stato tutto sommato più onesto Landini che ha ammesso la sconfitta e che se avesse, invece, vinto si sarebbe pappato il Partito Democratico.

La cosa da chiedersi è perchè Schlein si sia infilata in questo tunnel senza uscita. Il tentativo, condivisibile, era (e rimane) recuperare il gap tra il PD e le classi popolari, si è pensato che seguire (abbastanza stolidamente) la CGIL nel tentativo di vendicarsi dello stesso PD potesse essere un modo per riavvicinarsi al popolo fuori dalla ZTL, invece al solito, come verificato dagli stessi analisti di cui sopra,  ci hanno votato sempre quelli che abitano in zone urbane con livelli di istruzione più alti.

Io mi ero allontanato perchè non riuscivo più a sopportare di vedere il partito genuflettersi di fronte a Conte e Travaglio, una nuova forma di destra mascherata, questa mancanza di spina dorsale mi aveva portato ad uscire dal partito dopo aver seriamente confidato nella segreteria Schlein.

Avevo smesso di pensare al referendum, pensavo, confusamente, abbiamo perso la lotta di classe, i salari in Italia sono inferiori del 30% della media europea, banalmente, come si può essere contro le parole d’ordine con cui faceva propaganda la CGIL? Non pensavo a cosa dicevano nel merito quei referendum, alla sostanziale indifferenza pratica che avrebbero determinato anche se avessimo vinto (tranne che per il 5°quesito che sarebbe stato invece importante per una o più generazioni di ragazzi di fatto italiani). E’ che in pratica era una battaglia masochista, in cui andavamo a dire alla gente: “abbiamo sbagliato, non siamo stati capaci, quando eravamo al governo abbiamo fatto delle scelte sbagliate e adesso chiediamo che le cambiate voi”.  Come possiamo essere ancora credibili con queste premesse?

Da ultimo ho detto ai compagni che andavo a votare ma avrei votato 4 no e un sì, quello sulla cittadinanza.

L’esito dei referendum pone un sacco di questioni che altri hanno sintetizzato egregiamente. Per primo questo articolo di Enrico Sola, molto duro anche se non cattivo, è lo sfogo di uno che è stato un militante di lungo corso che ha ormai perso la speranza, ma è da leggere per la radicalità e la chiarezza delle tesi, lo consiglierei ad ogni iscritto o simpatizzante::

I 10 errori stupidi dei promotori dei referendum

C’è poi questo esaustivo, e più riflessivo, commento di Mattia Marasti su Valigia Blu:

Opposizione, istruzioni per il fallimento: cronaca di un quorum mancato