Condanniamo senza se e senza ma la strage in Ucraina, ma la stessa indignazione si vorrebbe sentire per la strage dei palestinesi a Gaza. Qui il silenzio è assordante.
Chiaro e condivisibile, no?
Secondo me no, non del tutto, non perchè non sia vero, ma per quello che sottende, in modo capzioso, non dicendolo apertamente.
Se si condanna “senza se e senza ma”, soprattutto a stretto ridosso del crimine compiuto dai russi (mi riferisco all’ultimo attacco missilistico su Sumi che ha ucciso 34 persone tra cui 2 bambini), non si chiude aggiungendo al commento altre considerazioni su un’altra strage, certamente altrettanto grave (se non di più nei numeri assoluti) che, inevitabilmente, mettendo a confronto i due crimini rispetto la visibilità e la condanna da parte dei governi occidentali, tende ad attenuare la gravità del primo, quello per il quale non si riesce, appunto, a fare una condanna davvero ‘senza se e senza ma’..
E’ un artificio retorico che nasconde, a mio parere, un substrato politico (e culturale) che la sinistra (quella più orgogliosamente legata all’antifascismo della quale mi sento parte) manifesta in modo quasi inconsapevole sin dall’inizio della invasione russa del 2022 e che la porta a sostenere, mascherandosi abbastanza ipocritamente dietro ad un pacifismo intransigente, la resa di un governo (e di un popolo) di fronte alla criminale arroganza del primo grande dittatore fascista di questo secolo: Vladimir Vladimirovič Putin Presidente della Russia e sedicente restauratore dell’impero zarista.
Questa visione della situazione ucraina si basa su una serie di convizioni anti ucraine che non reggono ad una attenta lettura degli avvenimenti:
- Si sminuisce la rilevanza del referendum che sancì nel 1991, con una maggioranza schiacciante (oltre 90%), il distacco dell’Ucraina dalla Federazione Russa;
- La successiva cessione di tutti gli armamenti nucleari alla Russia con la sola contropartita che non avrebbero dovuto esserci più rivendicazioni territoriali russe sui territori ucraini;
- Il supposto espansionismo bellicoso della Nato;
- L’incredulità verso le tendenze filo occidentali di grande parte della popolazione ucraina;
- La tendenza, al contrario, a dare credito alle tesi propagandiste russe sulle “14.000 vittime nel Donbas” o sulle necessità della ‘denazificazione” in Ucraina;
- La credenza a tutte le illazioni, anti occidentali e pro russe, di Marco Travaglio e del Fatto Quotidiano che sui fatti ucraini hanno dall’inizio e programmaticamente distorto la realtà dei fatti probabilmente per sostenere le ragioni del consenso interno dei populisti del movimento 5 stelle.
Non voglio, e non mi interessa in questo contesto discutere nel dettaglio questi punti, rimando agli articoli di una prestigiosa testata online ,Valigia Blu, che nel tempo si è trovata più volte a dovere fare una attività di meritorio e puntiglioso fact checking sulla guerra di invasione russa dell’ucraina: sull’ultimo attacco c’è questo esaustivo articolo di Mattia Pascoletti oppure questo ulteriore articolo che smonta le tesi revisioniste e pro Putin della nuova amministrazione americana e fa luce su alcuni dei punti suddetti.
Quello che mi interessa, invece, sottolineare, è la falsa coscienza di chi scende in piazza, giustamente, per difendere la causa palestinese e non riconosce altrettanto apertamente il diritto degli ucraini a difendersi ed autodeterminarsi. E’ “tutto molto chiaro”. Putroppo.
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