Crc Emilia RomagnaPrima cosa: non mi sono annoiato e anche il pomeriggio, dopo un ottima e abbondante libagione offerta dagli organizzatori (che ringrazio 😉 ) ho seguito con interesse la tavola rotonda dove i relatori del mattino e altri si alternavano arricchendo il quadro di ulteriori interessanti dettagli (animazione delle comunità, intelligenza collettiva, credibilità del web, massa critica ecc. ecc.).

Secondo: siamo terribilmente indietro!! Parlo in riferimento alla realtà in cui vivo (Rimini) e, generalmente, in Italia salvo qualche fortunata enclave (Torino ad esempio). Normalmente non si percepisce neppure il vantaggio e il valore che si genererebbe utilizzando applicazioni web 2.0 coinvolgendo, cioè, la comunità nella generazione dei contenuti. Detto così ho paura che lo capirebbero in pochi, ma al seminario i relatori sono stati assai più chiari.

Una menzione speciale a questo proposito va al responsabile del sito internet del Comune di Torino Franco Carcillo che con competenza, ma anche con ironia ed equilibrio, ha illustrato le potenzialità del web 2.0 applicato alla pubblica amministrazione. A Torino hanno avviato tutta una serie di servizi targati web 2.0: cambiaTO che è la versione 2.0 del sito torinese e funziona come iGoogle per capirci, segnalaTO (non ho trovato la beta version..), taggaTO il sito di social bookmarking per i link torinesi.

David Osimo, ricercatore presso l’ Institute for Prospective Technological Studies (IPTS), ha dato, non una definizione del web 2.0 (cosa, forse, impossibile) ma alcuni concetti di base: user generated content, usabilità, ruolo degli utenti, ma non solo quelli che attivamente producono contenuto ma anche i semplici utenti navigatori i cui comportamenti opportunamente tracciati ed elaborati forniscono informazioni preziose per tutti evidenziando i contenuti più popolari e utili. Osimo ha poi illustrato diversi esempi notevoli che sono stati realizzati nella realtà anglosassone e fanno capo a MySociety.org un “think tank” composto da sviluppatori interessati a lavorare per la collettività (filantropi?). Le applicazioni sviluppate, tutte molto interessanti, vanno da FixMyStreet.com a TheyWorkForYou.com i cui nomi sono di per sè molto esplicativi: il primo riguarda la segnalazione di fenomeni di degrado pubblico (il nostro Rilfedeur ma in formato Web 2.0) l’altro fa le pulci al lavoro dei parlamentari inglesi. La lista dei progetti attivati contiene altre applicazioni semplici e geniali al tempo stesso. Altre applicazioni curiose sono myBikeLane.com (con alcuni profili di violazione della privacy su cui riflettere) o directionless.gov.com o, ancora, molto interessante, patientOpinion.org.uk che riporta le segnalazione dei pazienti degli ospedali inglesi.

Terzo: Il segreto del successo di queste applicazioni pare essere da una parte la semplicità d’uso, l’efficacia e la rapidità (dovute all’uso massiccio di Ajax) e dall’altra la capacità di migliorare mano a mano che aumentano gli utilizzatori (la cosidetta massa critica) quindi un fattore cruciale è creare una comunià con forte senso di appartenenza che costituisca il nucleo proattivo degli utilizzatori come affermato nel pomeriggio da Gianluigi Cogo il quale ha fatto notare come il carattere virtuale delle applicazioni può trasformarsi in relazioni sociali vere e proprie in cui “utenti” e “abitanti” della rete possono incontrarsi e rafforzare il proprio legame.

Per adesso mi fermo qui, sviluppi ulteriori nei prossimi giorni.

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