Arengo n.8Sapevo che era una cosa importante, me ne sono occupato per lavoro, pubblicando sul sito del Comune un ampia retrospettiva di foto del collega ed amico Emilio ed i video di Icaro TV. Ho visto, poi, che ne hanno parlato i giornali agli angoli estremi del mondo, ma solo andandoci di persona mi sono reso conto che questa scoperta archeologica ha un valore non solo culturale ma anche sociale, identitario, come, d’altronde, tutte le memorie importanti.

Qui, come a Pompei, la vita di allora ci viene mostrata, come in una fotografia, con una suggestione e un fascino incredibile. Così la storia esce dai libri e diventa la tua storia, la storia che ha il fascino dei racconti di vita vissuta, tramandati magari di generazione in generazione. Mi ha impressionato vedere i segni dell’incendio dovuto al saccheggio dei “barbari” goti provenienti dai territori germanici (i tedeschi, nel bene e nel male, ce li siamo trovati spesso da queste parti…), mi ha sorpreso vedere che la casa del chirurgo aveva, internamente, il bagno e per di più riscaldato! Ho visto i numerosi ‘attrezzi’ medici molto simili a quelli che ancora oggi si utilizzano in chirurgia (per quanto ne so) e che testimoniano di tecnologie sofisticate e ho rabbrividito ascoltando il racconto di come quegli oggetti venivano usati per trapanare crani ed estrarre frecce.

Commovente, poi, il graffito lasciato da un ignoto paziente sulle pareti di quello che oggi definiremmo ‘day hospital’ una piccola stanzetta dove i malati riposavano dopo gli interventi: l’uomo, essendo stato ben curato ringrazia Eutyches (questo è probabilmente il nome del chirurgo) testimoniandone la bontà con una semplice, ma efficace scritta sul muro:

hic homo bonus

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