stefano-zamagniGrande ‘lectio’ del professor Stefano Zamagni per l’ultima conferenza delle Meditazioni Riminesi.  Se dovessi sintetizzare le due ore della dotta e, a tratti, entusiasmante, conversazione direi: un’altra economia è possibile!

E’ vero che l’agire umano è molto spesso guidato dal vizio capitale dell’avarizia, dell’avidità, della cupidigia ma, al contrario di quanto ci hanno raccontato gli economisti ultraliberisti, questo non è  positivo per la società nel suo complesso, non è  vero l’assunto “vizio privato pubblico beneficio”,  dicevano “arricchitevi” e adesso migliaia di famiglie americane non hanno più neanche un tetto sopra la testa.

E’ che, dice il prof. Zamagni, manca un pensiero critico dell’economia, è necessario democratizzare anche l’economia perchè non esiste solo l’impresa capitalista. La crescita quantitativa oltre un certo punto non accresce la felicità delle persone: una parabola esemplifica tutto questo e forse l’Occidente è già nella fase discendente.

Urge una economia del gratuito, del dare perchè questo non è solo un comportamento morale ma  è economicamente utile quanto l’agire economico teso all’accumulazione capitalista.  Mi viene in mente che tuttosommato questo è anche il modello economico del web 2.0 in cui Google, piuttosto che un’altra grande o piccola piattaforma di social networking,  mettono a disposizione gratuitamente i propri servizi sapendo che l’interazione degli utenti è di per sè un valore e crea valore, per non parlare poi dell’ Open Source che è già da tempo ha fatto una scelta etica (anche se non necessariamente gratuita) di distribuzione del software.

Pur senza citare Internet o i nuovi paradigni del web trovo nelle parole del  prof. Zamagni  la più erudita (si parte da Sant’Agostino) teorizzazione della evoluzione della rete che abbia mai sentito.

L’iniziativa promossa dalla Biblioteca Gambalunga ha riempito l’aula magna dell’Università di un pubblico attento e partecipe in cui ritrovo quel comune sentire popolare  che in altri contesti (leggi politica) è stato, spero temporaneamente, perso.