AGORA DI AMENABARe, altissima, illumina per sempre le miserie degli uomini.  Prima o poi, bisogna farci i conti. Tutti. Anche la Chiesa.

E ciò è straordinariamente ancor più valido oggi in cui gli strumenti di partecipazione e condivisione della conoscenza sono diventati universalmente pervasivi e non controllabili come il Vaticano stesso, mi pare, intelligentemente, riconosca. Ma questo è incidentale: non si vuole infierire sugli ultimi scandali a sfondo pedofilo che hanno coinvolto alcuni sacerdoti e prelati su cui non si può negare che questo Papa si sia mosso con inedita forza e trasparenza.

Agorà, ultimo film di Amenabar  tratta dell’amore per la Verità. Il film sulla martire pagana Ipazia, molto educativo (da far vedere agli integralisti di tutte le latitudini), al di là di mettere in luce uno dei tanti episodi dimenticati in cui i cristiani da perseguiti si trasformano in persecutori (triste stereotipo della storia) è un inno alla ricerca della Verità, alla tensione spirituale che spinge l’Umanità ad affratellarsi perchè di fronte al mistero che ci sovrasta non ci sono differenze, siamo tutti (atei o pagani, cristiani, mussulmani, ebrei o appartenenti all’ultima minuscola setta) dei poveri diavoli aggrappati al lumicino della Ragione e alla generosità del Cuore.

Dice Amenabar:

Sono passati oltre 1.700 anni da quel tempo ma la storia non è poi così cambiata. Oggi la gente continua ad uccidere per alcuni ideali, esistono forti forme di integralismo, penso soprattutto all’Islam. Al contrario, credo che l’atea e pagana Ipazia sia una figura molto vicina a quella di Cristo»