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Un progetto per avviare un processo di crescita della partecipazione pubblica che contribuisca al miglioramento della qualità della vita dei riminesi.

Il direttore generale del Comune di Reggio Emilia, Mauro Bonaretti , afferma che “istituzioni forti sono solo dove esistono comunità forti.” (“Governare la rete: dalle parole ai fatti”) se questo è vero, come ritengo sia vero, è necessario impegnarsi per trovare da una parte sistemi e strumenti che aiutino concretamenente ad integrare il contributo dei cittadini nella gestione amministrativa e dall’altra è necessario apportare quei cambiamenti all’organizzazione comunale che, al momento, è largamente inadatta e, probabilmente, incapace a gestire processi decisionali di rete, in cui il pubblico non è il solo attore.

Paradossalmente nei momenti più complicati, nelle emergenze, questo modello si impone automaticamente, benchè drammaticamente, e il coinvolgimento di soggetti pubblici e privati dà straordinari risultati in termini di tempestività ed efficienza degli interventi: perchè non riprodurre e mettere a sistema questo metodo di gestione concertata e diretta anche nell’ordinario?

Prerequisito di questa svolta organizzativa è la la consapevolezza culturale e politica che in questo momento di grave crisi e di crescente complessità dei sistemi urbani, dei problemi e delle soluzioni, è sempre più evidente che il Comune possa e debba avvalersi del contributo ‘intelligente’ della comunità. E’ fondamentale trovare i sistemi che consentano a chi governa di utilizzare l’intelligenza e la creatività diffusa al di fuori degli schemi tradizionali e delle rigide pianificazioni che sono spesso inadeguate ad affrontare una realtà in rapido mutamento e sembrano ideate per rimanere disattese.

E’ necessario che il Comune riesca in primo luogo ad utilizzare meglio le risorse della sua non esigua comunità interna: perchè non sperimentare internamente nuovi modi di relazionarsi che stimolino la creatività dei dipendenti e li sollecitino ad affrontare in maniera creativa i problemi? Perche non fare della intranet un sistema interattivo in cui condividere la conoscenza interna e stabilire nuove, inedite, forme di collaborazione?

E’ opportuno un salto di qualità cognitivo soprattutto da parte dei dirigenti che debbono abbandonare una visione meramente gerarchica ed entrare in una prospettiva di rete: perchè ancora oggi è impedito alla maggioranza dei dipendenti di accedere al più formidabile strumento di comunicazione interattivo, Facebook, che esiste in questo momento? E lo stesso vale per Twitter e per altri social media utili per la promozione dell’ente (Foursquare, Pinterest, Google Plus, Instagram ecc. ecc.). Questo atteggiamento di malcelata sfiducia viene poi spesso ripagato con la stessa moneta, incentivando disaffezione e scarsa creatività.

All’interno di un sistema di regole, poche, semplici e di buon senso, l’utilizzo del social network (e dei social media in generale) all’interno dell’Ente può essere molto positivo contribuendo da una parte alla rimotivazione dei dipendenti e dall’altra ad una maggiore e tempestiva comunicazione interattiva con la comunità.

Bisogna rilanciare fortemente il processo di ‘apertura’ dei dati, sensibilizzando i funzionari, scrivendo anche qui poche e semplici regole che possano essere facilmente osservate dai dipendenti pubblici che hanno la possibilità di produrre e pubblicare dati aperti, dobbiamo anche qui cercare di creare una ‘cultura’ e una ‘comunità’ dei dati aperti: nei paesi anglosassoni giovani sviluppatori, ‘smanettoni’, appassionati sono stati assoldati dalle pubbliche amministrazioni per realizzare in poco tempo piccole app che però hanno il ‘potere’ di internet sono virali ed espandono la loro influenza anche in campi diversi da quelli per cui sono state create come spiega molto bene Jennifer Pahlka in questo illuminante speech al TED

Qui si dice che il modello della comunicazione pubblica sarà rivoluzionato dalla rete. In realtà è quello che abbiamo iniziato anche a fare con il Riminicamp dello scorso anno: connettere tra loro cittadini che abbiano voglia di aiutarsi e aiutare la propria città: questo è il senso di internet e delle tecnologie di comunicazione virale che internet permette.

Quando avrete 17 minuti liberi vi prego di guardare questa conferenza di Beth Noveck, ex capo dell’ufficio tecnologie della Casa Bianca, parla delle istituzioni pubbliche americane ma è meravigliosamente applicabile a tutte le pubbliche amministrazioni anche a quelle italiane, e tra l’altro si parla anche dell’Italia nell’occasione tragica del terremoto emiliano:

Vale la pena guardarlo anche più di una volta, se è il caso, ogni parola di Beth Noveck ha una evidenza e una potenza evocativa formidabile, in queste parole è il senso profondo di quello che in Italia chiamiamo agenda digitale e che molti considerano, non a torto per certi versi, un accozzaglia di sollecitazioni, spunti, un insieme di tasselli che dovrebbero far ripartire lo sviluppo del Pese ma che chi li deve mettere in pratica spesso non capisce o ne recepisce unicamente i vincoli normativi che al solito in Italia non portano a niente: ecco questa conferenza chiarisce perchè, dà senso e significato alla rivoluzione/crisi che abbiamo davanti e alle possibilità che ci sono, può essere che non capiamo tutto, ma potremmo essere in grado, perlomeno, di non metterci contro.

Se poi volete strafare a avete altri 18 minuti liberi provate a guardavi anche questo grandioso Clay Shirky:

Per me sono di grande ispirazione.