IMG_0477Abito in una via che interseca un grande viale da poco aperto e dedicato alla memoria di Giorgio Ambrosoli, l’avvocato milanese liquidatore delle banche di Sindona e, per conto di questo, assassinato nel 1979.

Da poco suo figlio Umberto ha pubblicato un libro (“Qualunque cosa succeda” Sironi Editore) in cui racconta la vicenda e la figura del padre e contemporaneamente ne descrive la dimensione ‘familiare’ attraverso i suoi ricordi di bambino.  E’ un libro commovente, intimo e, pure, potentemente politico.

Giorgio Ambrosoli è da una parte “l’eroe borghese”, come lo ha definito nell’altro famoso libro, Corrado Stajano, l’emblema di una borghesia seria e rigorosa, dedita al lavoro e consapevole del proprio ruolo (una borghesia che non è mai stata maggioranza in questo Paese) e dall’altra è una padre (e marito) affettuoso. Una famiglia molto bella e anche molto ‘normale’ in cui attraverso l’esempio si educa, mi pare, alla responsabilità verso se stessi, in primo luogo, verso gli altri (la Società) e il Paese (le Istituzioni).

Un esempio ancora molto attuale quello di Ambrosoli,  ancora il mondo politico e quello economico sono pieni di figure che non hanno molto rispetto per le regole e per ‘vincere’ utilizzano ogni mezzo ma l’esistenza di quelle regole non è questione di mero ‘bon ton’ come dice Ambrosoli (Umberto): “Senza la coscienza dei singoli che scelgono di rispettare le norme e con esse la convivenza civile, le leggi da sole non bastano a salvare la società”

Il rispetto delle leggi è in Ambrosoli è tutt’uno con il  rispetto per gli altri, egli  ha ben presente nel normale adempimento dei propri doveri d’ufficio che sta servendo lo Stato e cioè la collettività, Lui sta facendo gli interessi di tutti noi, e primariamente di chi non può difendersi, perchè non ha mezzi, amici potenti, intrallazzi vari. E lo Stato  (inteso in questo caso come le sue massime rappresentanze istituzionali) non riconosce il valore civile e morale del suo lavoro anzi in qualche modo trama con chi ha rubato centinaia di miliardi ai cittadini italiani. Vergognosa, per inciso, è l’assenza dello Stato (escludendo la Banca d’Italia e qualche magistrato) ai suoi funerali.

Mi verrebbero da fare dei parallelismi con la situazione politica attuale ma non voglio finirla in polemica, non sarebbe rispettoso per la memoria di quest’uomo, voglio solo dire che a me, uomo di sinistra (che non sa più bene cosa voglia dire questa parola ma si ostina a definirsi tale) la vita di questo moderato, monarchico, insegna l’etica della responsabilità e del rispetto, cose molto presenti nella cultura della vecchia classe operaia ma che sono venute meno nel corso degli anni ’70 e ’80 all’interno dei movimenti di sinistra, ed è paradossale che nel disprezzo delle regole destra e sinistra (da una parte per il prevalere degli interessi individuali e dall’altra per questioni ideologiche) siano state tragicamente concordi.