Ventoso - Castello di BorgomaggioreSembra un toponimo tratto dritto dritto dal “Signore degli anelli” di J.R.R. Tolkien ed in effetti nel loro viaggio verso Gran Burrone la Compagnia subì un feroce attacco da parte dei Cavalieri Neri proprio a Colle Vento (dove Frodo venne ferito gravemente da un coltello ‘avvelenato’). In realtà nell’originale inglese il nome è Weathertop (cioè “vetta del tempo” nel senso meteorologico) per cui escludo che Tolkien sia venuto a documentarsi dalle nostri parti sui toponimi medievali anche se a San Marino avrebbe trovato certo di che divertirsi.

Sì perchè il Ventoso a cui mi riferisco è una frazione del “Castello” di Borgomaggiore di San Marino. Ventoso doveva essere il primo luogo abitato che nell’antichità i viandanti trovavano alla fine del loro viaggio verso San Marino perchè è situato alla fine della antica strada che partendo da Rimini si inerpicava sui colli e ne percorreva la cresta fino al Monte Titano.

Lo stesso Santo, a cui è intitolata questa piccola Repubblica, ha percorso, forse, questa via alla ricerca di una grotta sul Monte in cui riposarsi. Oggi esiste una comoda superstrada che percorre tutto il fondovalle da Rimini a Dogana di San Marino (il confine di Stato) e poi su sino al “Castello” di Borgomaggiore situato proprio ai piedi del Monte. I Sammarinesi, che uniscono la megalomania (e la ricchezza) degli americani e la patacaggine dei romagnoli (un mix tremendo..) hanno poi fatto del loro meglio per costruire ai lati di questa superstrada centri commerciali, gallerie, palazzi di vetro e acciaio sempre più grandi, ma questa è un’ altra storia.

Beh, devo dire che per me, cicloturista medio (forse medio-basso in questo caso), il colle Ventoso è ancora una conquista, un luogo in cui ci si può fermare e con orgoglio constatare quanta strada si è fatta e godersi lo spettacolo della Romagna con le sue Rocche (a sinistra quella di Verucchio, in lontananza quella di Montefiore e proprio dietro la testa, incombenti, le tre Torri della Repubblica).

Già lungo la via, abbandonato il casino della Statale, si può cominciare a godere della campagna, e via via che aumenta la fatica la mente e il corpo si concentrano sull’impresa senza distrarsi più e si comincia a guardare in modo meno superficiale il paesaggio: le geometrie dei campi coltivati, la prospettiva dei lunghi filari di viti, le macchie di colore. Una forma di meditazione in movimento.

Poi si arriva ai piedi del colle e qui dopo un paio di tornanti normali arriva quello micidiale (pendenza 18%! il mio Mortirolo) sul quale le prime volte mi arenavo e rinunciavo staccando i piedi dagli agganci sui pedali e, quale onta!, posandoli a terra. Sperando che nel frattempo non arrivasse qualche altro cicloturista mi affrettavo a percorrere quei 20, 30 metri prima di risalire in sella e faticosamente ricominciare a pedalare che ancora si deve salire un poco. Adesso vado sù in piedi sui pedali e di solito non ho problemi ma ancora resto senza fiato e gli ultimi metri sono ancora duri. Ma, ormai, è fatta, così piano piano si recupera e ci si può rilassare e respirare a fondo, così si è arrivati al Ventoso e dal balcone naturale la vista può spaziare sino al mare.

Con calma si percorre, poi, la strada che dentro l’abitato arriva sino alla superstrada, ci sarà circa un paio di chilometri, e se si vuole si può andare sù sino alla pedemontana, che corre lungo tutta la base del gigantesco masso erratico che è il Monte Titano e scendere per Faetano verso Coriano o per Montelicciano verso Mercatino Conca. Oppure se non si ha troppo tempo si scende, alla media di 45 km orari, sulla superstrada verso Rimini ma è decisamente meno suggestivo. Questo percorso è lungo all’incirca una quarantina di chilometri e si fa in circa due ore (io vado piano!).