Locandina American GangsterE’ la storia dell’ascesa e della caduta di un potente boss che aveva costruito la sua fortuna basandosi su solidi valori familiari e, al contempo, su una condotta spregiudicata e amorale non priva di intuito ed intelligenza. Non mancava di accompagnare l’anziana madre in chiesa alle funzioni domenicali e nonostante la ricchezza osservava una certa morigeratezza dei costumi: non beveva, non fumava, non si drogava, non tradiva la bella moglie.

Per quanto sia difficile crederlo non si tratta di un film sull’attualità politica italiana ma del ‘gangster movie’ del grande Ridley Scott, quello di Thelma & Louise , di Blade Runner e de Il gladiatore , qui tuttavia non si trova un idea nuova che sia una. I luoghi comuni del genere ci sono tutti a partire dal poliziotto dalla vita privata sfasciata ma integerrimo (Russel Crowe), alla violenza spietata del boss che però ha una sua etica (Denzel Washington), dalla polizia corrotta alla downtown degradata sullo sfondo della guerra del Vietnam.

Si fatica un pò a credere che sia una storia vera vista l’abbondanza degli stereotipi rappresentati, su tutto prevale quella che il mio amico Pietro chiamerebbe ‘visione estetizzante’ tipica di un regista come Scott che proviene dalla pubblicità, ma che altrove aveva vestito storie più originali.

Mi rimane la consolazione di rilevare che almeno ho una cosa in comune con Russell Crowe: la pancetta! Anzi lui di più. Probabilmente anche lui è reduce dalle abbondanti libagioni natalizie: nelle scene d’azione la fatica dell’attore pare, al contrario del resto, assai vera e muove un pò a compassione.

Scusa Russel avrei voluto essere più… clemente, ma non ci sono riuscito.

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