Devo molto ai bagnini, nel bene o nel male Ma più nel bene… 😉

mauro-adolescenteFurono i miei primi datori di lavoro: a 16 anni ero ‘bocia’ dal bagnino Savioli di Miramare (adesso non c’è più) nel suo capanno (che poi è quasi uguale a quelli di adesso, perlomeno a quelli più modesti) le prime pomiciate (allora eravamo più tardi di adesso), poi sui 20 al bagno Angelo a Rivazzurra, estati massacranti, aveva un casino di lettini sulla spiaggia fin quasi sulla battigia vicino al mare e in quel punto la spiaggia è davvero la più grande d’Europa.  Ma allora la fatica si compensava molto bene: c’erano ancora tour operator che scaricavano nelle pensioncine della zona frotte di ragazzi e, per quel che mi riguardava, ragazze svedesi simpatiche e parecchio ‘aggiornate’ per i nostri standard (sempre di allora).

Poi diventato marinaio di salvataggio approdai alla zona 150, la più estrema a sud di Miramare di Rimini (e già da questo avrei dovuto capire qualcosa) e solidarizzai con il bagnino della zona, il povero Silvano.

Silvano, comunista e capitalista, operaio e imprenditore allo stesso tempo, lui, la moglie, due figli piccoli e un fratello che non aveva proprio tutto il giudizio ma, al contrario di quello della famiglia di Amarcord era buono (e lo è ancora) a lavorare.

Tutta la famiglia impegnata nella stagione, da aprile ai primi di ottobre, con turni massacranti, il piccolo Luca (che adesso è al posto del padre) già impegnato a pulire la spiaggia con i retini, la sorellina a spazzare via la sabbia dalle pedane mentre padre, madre e fratello ad aprire/chiudere gli ombrelloni, sistemare i lettini, servire, quasi accudire, i clienti. Silvano ha costruito la fortuna della sua famiglia vendendo l’ombra e il sole gliel’ha fatta pagare, duramente, con un melanoma che se l’è portato via in poco tempo ma dolorosamente.

Ero sulla sua spiaggia quando ci raggiunse, nel 1984, la notizia della morte di Enrico Berlinguer, era l’inizio della stagione, ero sulla pedana che portava al chiosco sulla spiaggia, la Repubblica sotto braccio, quello è uno di quei giorni che è rimasto impresso nella mia memoria, non credo succederà mai più una commozione di massa come quella per un politico. I tempi sono molto cambiati.

Il pomeriggio inoltrato, a fine turno, se c’era vento andavo con il windsurf e Werter, il bagnino della zona accanto a quella di Silvano, che era molto ligio (e  lo è ancora) ai regolamenti, non vedeva molto di buon occhio vedere sfrecciare entro i limiti di sicurezza quella tavola a vela tra le teste dei turisti che tiravano tardi in acqua. Aveva ragione lui, ma io lo odiavo come tutti quelli che, a torto o a ragione, sentivo limitare i miei giovanili ardori.

Avevo un ombrellone a due metri due dal mare, dal quale scrutavo le onde, ma cosa vuoi che succeda nel nostro mare? A meno che uno non si senta male di suo, il nostro è il mare più innocuo e sicuro del pianeta, e infatti l’unico episodio drammatico che ricordo è quello di un anziano che ho trascinato fuori da mezzo metro d’acqua già cadavere, stroncato da un infarto, mentre passeggiava.

Il sabato e la domenica i mei amici mi venivano a trovare, ma anche durante la settimana era difficile restare soli: il bagnino di salvataggio, per me, è sempre stato un mestiere di pubbliche relazioni: intrattenevo i turisti, piacevo ai genitori, ero il classico bravo ragazzo, le mamme si fidavano, e avevano ragione, non ero troppo sveglio, molto meno dei colleghi accanto a me come Giannino Macrelli, il mitico, l’unico, l’highlander, quello che, per quello che ne so, continua a fare il salvataggio. Senza ombra di dubbio oggi è lui il decano della categoria, normalmente piena di personaggi naif, sopra le righe, guasconi, in una parola un pò pataca, ma esperti di mare e del tempo come dei marinai d’alto oceano e, spesso, molti di loro, d’inverno navigavano davvero verso altri esotici lidi.

La pelle dopo poco meno di un mese assumeva un sano colorito bronzeo dorato che mi faceva sentire fichissimo. E per tutto questo venivo pagato!

Altri tempi, tempi affluenti, ancora pieni di speranze, erano anche anni di piombo, ma non qui, non sulla spiaggia, in cui anche i furori ideologici si smorzavano, si relativizzano. Due uomini (nel senso di genere, non pensate male…) semi nudi davanti al mare sono più uguali e inclini a sottolineare le similituduni piuttosto che le differenze.

Ho conosciuto, infine, anche bagnini dell’ultima generazione, meno ruspanti di quella antica, certamente più colti, anche se molti sembrano un pò in guerra con il mondo, rancorosi, ostili verso ‘i poteri’ di cui non si fidano. A torto o a ragione questi sentimenti non fanno loro onore, alcuni, tuttavia, più aperti e innovativi, riescono, comunque, ad essere propositivi, ad immaginare un nuovo protagonismo della categoria all’interno di un settore turistico in profondo mutamento.

A questi si deve il motivo di questo pistolotto lunghissimo che ha lo scopo di promuovere il concorso fotografico “Adotta un bagnino“, il contest che vuole raccontare la vita della spiaggia anche dal punto di vita di chi, quotidianamente, ‘costruisce’ e mantiene l’ambiente che dà vita ai sogni di migliaia di persone. Iscrivetevi e raccontate la vita in spiaggia del vostro amico bagnino preferito.

Un pò  pretenzioso? Bohh.. può darsi, ma i bagnini son fatti così, sburoni per natura.. se no farebbero gli impiegati.

PS Suggerisco nel titolo l’hashtag del concorso se ancora non ci avessero pensato. Twittatelo!

PS2 [Aggiornamento] Da chiarimento avuto con gli organizzatori non si tratta di CONTEST (concorso fotografico internet con premi e hashtag vari) ma di una iniziativa dell’associazione fotografica t.club rivolta ai soci. bisogna esprimere la volontà di associarsi  e poi ci si iscrive all’iniziativa dichiarando quale bagnino sui vuole raccontare. si può fare tutto con la stessa mail a associazione.t.club@hotmail.com .