Il secondo film di Inarritu, prima di Babel: cupo, disperato racconta l’incapacità di dare un senso alla vita (e alla morte), tuttavia questa vicenda disperata pare essere una complessa trama di rapporti causa-effetto che non riusciamo a capire nè, tantomeno, ad accettare.

Mi piace il modo di raccontare di Inarritu, anche se, mi rendo conto, sia quasi diventato manieristico. Mi piace perchè sembra voler dire che la realtà non è lineare, non è oggettiva e presente, passato e futuro si confondono…