Marjupol

Perchè la Palestina si e l’Ucraina no

di Nino Cortorillo
Inutile fingere. L’Ucraina non scalda il cuore. Non crea empatia. Passati i primi giorni è rimasta nei titoli ma lontana dalle emozioni. Molti non le hanno mai provate e anzi hanno espresso un odio ed un risentimento anche mentre si scoprivano le fosse comuni.
L’esatto opposto della Palestina e di Gaza.
Eppure è una guerra atroce, con un numero di morti e feriti molto alto.
Con città, da Mariupol a Bakhmut, distrutte come a Gaza.
La Russia conquista distruggendo tutto quello che trova e insieme colpisce le città ed i civili nelle case e nelle stazioni o per strada.
Una guerra dichiarata dalla Russia che sta durando da quasi quattro anni (fingendo non sia iniziata nel 2014).
Quasi come la seconda guerra mondiale.
Eppure se avessimo chiesto ai partecipanti alle manifestazioni per Gaza negli anni scorsi oppure oggi o domani perché non l’hanno fatto anche per l’Ucraina cosa avrebbero risposto?
Forse lo sappiamo. Avrebbero ripetuto molte delle tesi che gentilmente i Peskov e le Zakarova russi e quelli clonati italiani ci ripetono ogni giorno :
la colpa è della Nato, una guerra per procura, Zelenky cocainomane, il battaglione Azov, sono fascisti e nazisti, la Russia figurati se vuole far guerra all’Europa, che l’Ucraina ceda i suoi territori perche la pace è un bene supremo, fino ai droni in Polonia o ai Mig che sono una invenzione. Perchè ci sono i droni veri e quelli finti.
Sono inesistenti quasi 5 milioni di profughi all’estero. Scomparsi o mai visti le migliaia di bambini ucraini “rubati” e portati in Russia e spesso dati in adozione cambiando i nomi. Ci direbbero che quella è una guerra con due eserciti. Gli stessi che volevano e sperano ancora di avere l’Ucraina disarmata e quindi costretta alla resa.
Così è da quasi 4 anni.
Televisioni e social inondati da esponenti politici e intellettuali e improvvisati conoscitori di storia che quelle tesi le hanno articolate a dispetto di ogni minima verità, fin a diventare assorbite da quella spugna di popolo che del suo essere contro l’occidente (con le sue varianti che vanno dagli Usa, alla Nato fin alla Europa) ha fatto il quasi unico collante sia politico che esistenziale.
C’è chi vede il popolo di sinistra (come se i popoli fosse spacchettabili) nei cortei di questi giorni.
Però visto che non agisce a comando e segue le opinioni che si formano e le indicazioni delle organizzazioni che promuovono, perché per l’Ucraina non si organizza e tutti stanno a casa?
Perché i comuni non sventolano bandiere gialle e blu e non consegnano chiavi in onore di altre vittime?
Perchè per l’Ucraina i movimenti politici e quelli sindacali e le associazioni di sinistra hanno fatto e fanno così difficoltà a sentire propria la resistenza di quel paese ad un invasore? Non dico scioperi ma nemmeno un presidio?
Dallo slogan blocchiamo tutto a quello non blocchiamo niente.
Esisterà anche un residuo di vecchio comunismo nostalgico ma i ragazzi che sfilano per Gaza certo non lo ricordano e ne sono lontani.
Eppure l’Ucraina è un paese indipendente che non deve nascere. Non deve essere riconosciuto. Che ha una sua democrazia e guarda a noi Europa come suo obiettivo.
Che nella sua vita quotidiana di Kv’iv o Odesa o Kharkiv ha i suoi giovani molto simili a quelli di Milano o Napoli o Madrido Londra.
Ascoltano la stessa musica e leggono gli stessi libri. Fanno i gay pride come noi.
Ma la domanda più che ai giovani andrebbe posta alle varie leadership politiche e culturali della sinistra che hanno vissuto la resistenza ucraina con fastidio, magari non sostenendo apertamente la Russia (per pudore o sinceramente) ma poi ogni giorno per mille giorni cercando di impedire all’Ucraina di difendersi e usando sempre ragioni e argomenti che di fatto collimano con quelle russe. Alle miriadi di circoli e piccole associazioni sparse nel paese.
Alle migliaia di cantanti e attori e opinionisti. Che sono rimasti silenziosi per scelta. Agli intellettuali che han perduto il coraggio della parola preferendo l’applauso facile e la conta dei like.
Una azione incessante di sollevazione di mille dubbi con l’esito di generare distacco. Spesso timore di esporsi. Piccoli soldatini di quella guerra ibrida che ha la centrale a Mosca.
Quella immensa ipocrisia che ha portato a chiedere per l’Ucraina la pace (così sotto la nobiltà di quella parola poter annacquare dove schierarsi finendo in una neutralità ecumenica) volendo nei cortei solo le bandiere della pace e vedendo con fastidio, fino ai casi in cui sono state espulse, quelle ucraine.
Mentre nei cortei per Gaza le bandiere della pace sono quasi sparite sostituite da quelle della Palestina.
Non potevano convivere quella ucraina e quella palestinese in nome della pace? Ovviamente no.
Non sono differenze cromatiche ma simboliche e piene di significato.
Differenze che parlano più delle parole.
Così come le notizie e le immagine che arrivavano dell’Ucraina sottoposte a vivisezione fin a vedere i morti sull’asfalto di Bucha che “si muovono”, e all’opposto anche quelle palesemente false di Gaza (ultima le decine di morti in una strada come fossero manichini) prese per vere e diffuse senza avere alcun dubbio.
Per generare reazioni istintive. Piene di dubbi in un caso e indiscutibili nell’altro.
I morti a Gaza sono in realtà verissimi e Israele ha in atto una guerra senza più ragioni se non la stessa uguale volontà di Hamas di non arrendersi e liberare ostaggi vivi e morti sequestrati da due anni.
Basterebbe quindi la verità per restare umani in una guerra e nell’altra.
Le guerre e le tragedie non possono diventare una gara o una contabilità cinica.
Quando fu invasa l’Ucraina in quel febbraio uscirono gli elenchi di tutte le guerre del mondo. Pure delle liti tra vicini di casa. Il messaggio cinico e non nascosto era perché questa guerra ci riguarda e le altre no?
Oggi quell’elenco è scomparso.
Ed è anche giusto così. È umano.
Perché non si manifesta per tutte le guerre del mondo se gli occhi rimangono colpiti da una guerra più di altre.
Però questa scomparsa, questa voluta stanchezza, questo fastidio, questa evidente rimozione per l’Ucraina rivela in una parte della sinistra, della destra stile Vannacci non mi pongo la domanda, una patologia voluta e costruita, non una casualità.
È il giudicare ogni rivolta o resistenza di popolo sulla base di parametri ideologici e falsi (a Budapest e Praga pure i comunisti in rivolta diventavano fascisti ) come oggi diventano fascisti pure in Ucraina e dall’altro non vedere mai che dietro altre rivoluzione o guerre si celava un nuovo o vecchio orrore (che fosse la Cambogia di Pol Pot o l’Iran di Khomeini).
Fare l’analisi del sangue per poter puntare il dito di ogni parola detta e di ogni fatto risalendo dall’oggi nei secoli della storia ucraina e invece digerire ogni orrore comprese le vite in schiavitù e le morti trasmesse come pratica quotidiana di eliminazione di ogni opinione diversa.
Chi ha indetto lo sciopero di lunedì per Gaza sono gli stessi che da quattro anni sostengono le ragioni della Russia.
In quella guerra non esiste per loro un popolo ucraino e nemmeno massacri di civili.
Per questa ragione il popolo ucraino che resiste eroicamente sparisce sostituito dagli scherni e dalle bugie raffiguranti Zelensky.
Mentre di Gaza esiste solo il popolo palestinese e Sinwar e Hamas scompaiono.
Il popolo russo anziché Putin e all’opposto Netanhyau anziché il popolo israeliano.
Ogni singolo israeliano sottoposto a processo pure per mangiare in un ristorante.
Una contrapposizione in sé sempre sbagliata in cui popoli e capi di governo vengono usati a secondo del messaggio da usare. Popoli buoni e popoli cattivi.
Non è una banale contraddizione o una spregiudicata dialettica.
L’Ucraina dovrebbe arrendersi mentre Gaza deve resistere. Come se potessimo decidere noi. Io che scrivo o chi decide di manifestare.
Solo così parole come pace o umanità o libertà o democrazia possono essere usate quando serve e dimenticate quando si ritiene che non serva.
Però almeno eliminiamo l’ipocrisia del tribunale in cui troppi si ergono a giudice di cosa è degno di umanità e merita ogni impegno e di cosa invece va chiuso in un cassetto e dimenticato.
☆ Nelle due foto Mariupol e Gaza.
Irriconoscibili e indistinguibili.